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Note editoriali e citazioni bibliografiche

  • Immagine del redattore: Natale Pezzimenti
    Natale Pezzimenti
  • 17 apr 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Scrivere la tesi di laurea presenta numerose sfide agli studenti, molte delle quali raramente vengono affrontate durante il percorso di studi al fine di preparare i laureandi alla stesura dell'elaborato finale. Per quanto le fasi di ideazione, ricerca, elaborazione e scrittura vera e propria presentino specifiche difficoltà di non poco conto, nella nostra esperienza uno degli elementi più complessi da gestire, per gli studenti alle prese con la tesi di laurea, è lo strumento delle note, ovvero le citazioni bibliografiche.


Innanzitutto, di cosa si tratta? Una nota editoriale è un breve testo, giustapposto al testo principale attraverso varie metodologie, che ha funzione esplicativa in relazione a un passo, a una parola o a un'affermazione espressi dall'autore. Esistono diverse tipologie di note che, a loro volta, svolgono funzioni differenti. Una delle funzioni principali è, appunto, quella esplicativa: l'autore esplicita, approfondisce o consiglia approfondimenti rispetto a un passo del testo corrispondente al punto in cui la nota è inserita. Per quanto questa funzione delle note editoriali sia presente nel processo di stesura della tesi di laurea, gli studenti dovrebbero concentrarsi maggiormente sull'altro fondamentale ruolo svolto dalle note: la citazione.


Perché è così importante inserire le citazioni in nota?

La tesi di laurea, lo sappiamo bene, è un testo scientifico. Ciò significa che la sua struttura e composizione risponde ai criteri del metodo scientifico, formalizzati dagli istituti accademici e standardizzati in tutto il mondo. Una delle caratteristiche chiave di questo metodo è la fondatezza nella ricerca: qualsiasi affermazione che non voglia passare come pura opinione (quindi non scientifica) deve essere basata sulla ricerca scientifica e accademica, cioè la sua veridicità deve essere verificabile attraverso il riferimento alla ricerca condotta con metodo scientifico.

In un linguaggio meno esoterico questo significa che ogni informazione, concetto o affermazione espressi nel corpo del testo della tesi di laurea devono fare riferimento a un saggio, articolo o ricerca che abbiano validità scientifica e che siano facilmente riconoscibili e consultabili. Dunque, se ad esempio nella tesi di laurea io affermo che un personaggio storico, in un dato momento, ha fatto, detto o scritto una data cosa, questa affermazione deve essere correlata da una nota che chiarisca da dove proviene la relativa informazione. Perciò, se io ho trovato l'informazione nel saggio di Pinco Pallino edito da TizioCaio Editore, dovrò inserire una nota corrispondente che indichi l'autore, il titolo del libro, la casa editrice, la data, etc. (più avanti in questo post spiegheremo quali elementi compongono una corretta citazione).


Le diverse tipologie di note editoriali non si distinguono solamente sulla base della loro funzione, ma anche del loro formato grafico. A grandi linee è possibile individuare tre tipologie di note editoriali:

- Note a piè di pagina, che occupano la parte inferiore della pagina (appunto, il piè). Si tratta di una tipologia di note di facile individuazione, che ha il vantaggio di essere facilmente consultabile (il lettore non deve andare avanti e indietro con le pagine per leggerle) ma, allo stesso tempo, dal punto di vista grafico può causare squilibri nell'economia della pagina tra il testo principale e il testo delle note, specie se queste ultime sono numerose e/o molto lunghe. In ogni caso, per quanto riguarda le tesi di laurea, le note a piè di pagina sono (per nostra esperienza, almeno) le più utilizzate e certamente le più comode da gestire.

- Note a fine capitolo, che si incontrano spesso nei saggi e, in particolar modo, nelle raccolte di saggi firmati da più autori. Questa tipologia di note è situata non al piè di pagina ma alla fine di un capitolo o saggio, in una pagina a esse dedicata che precede il capitolo o saggio successivo.

- Note a fine libro, che sono un'altra tipologia molto comune nella saggistica internazionale e hanno il vantaggio di dividere il testo principale dalle note in due sezioni nettamente separate. Sono poste alla fine del libro, solitamente prima della Bibliografia, e sono spesso utilizzate nel caso in cui la mole e la quantità delle note siano molto corpose, al punto che metterle a piè di pagina rischierebbe di rendere il testo eccessivamente frammentato e dunque difficile da seguire (oltre che poco elegante sotto il profilo grafico).


Questo per quel che riguarda l’aspetto teorico. Occupiamoci dunque di quello pratico, cioè come si scrivono le note. Esistono molti modi di citare un testo e un autore, ma lo schema più comune si struttura come segue:


- Nome dell’autore (di solito il nome è riportato con solo l’iniziale seguita da un punto, a volte prima a volte dopo il cognome)

- Cognome dell’autore

- Titolo per esteso del testo citato, in corsivo

- Città di pubblicazione

- Editore

- Anno di pubblicazione

- Pagina di riferimento (scritta “p.” o “pp.”, in caso di più pagine) da cui è tratta la citazione (sia essa diretta, cioè copiata così come scritta nel testo di riferimento, sia parafrasata).


Tutti questi elementi devono essere presenti e separati tra loro da una virgola. Dunque, un esempio di corretta citazione è:

K. Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia. Il racconto del mito, la nascita della civiltà, Milano, Il Saggiatore, 2015.


A questa regola, piuttosto semplice, si devono accostare le numerose varianti dovute alle diverse tipologie di fonte da cui si attinge. Ad esempio, nel caso di un testo con più autori, questi ultimi devono essere citati in sequenza, separandone i nomi con una virgola. Nel caso ci fossero molti autori (come nelle opere collettanee), è uso citare il primo dei diversi autori seguito dalla dicitura, in corsivo, et al., con cui si rimanda alla Bibliografia per prendere visione dell’intero elenco di autori che hanno partecipato al testo relativo.


Quando il testo da citare è una rivista, le regole cambiano leggermente. Le riviste accademiche, infatti, hanno un formato differente rispetto alla saggistica: hanno una cadenza che può essere settimanale, mensile, bimestrale, etc., sono divise in Volumi e Numeri, fanno spesso parte di collane o collettivi di ricerca, e queste informazioni sono richieste nella citazione. Ecco le informazioni più comuni da riportare:


- Cognome e nome dell’autore (quest’ultimo puntato)

- Titolo dell’articolo racchiuso tra le virgolette alte (“”)

- Titolo della rivista, preceduto da “in”, e scritto in corsivo

- Numero del Volume (citato “Vol.”) e del Numero della rivista (scritto “No.”)

- Data di pubblicazione

- Intervallo delle pagine occupate dall’articolo citato, preceduto dalla sigla “pp.” (es., “pp. 35-68”).


Facciamo un esempio anche per questa tipologia di note:

Easterlin N., “Hans Christian Andersen's Fish Out of Water”, in Philosophy and Literature, Vol. 25, No. 2, 2001, pp. 251-277.



Anche qui, siamo di fronte alle regole generali. Esistono poi alcuni accorgimenti che hanno la funzione di snellire il testo delle note editoriali e di codificare alcune scorciatoie utili a non soffocare le pagine di informazioni bibliografiche. Le più frequenti e importanti sono quelle che riguardano la citazioni di opere già citate in precedenza nel corso del testo. In particolare, si utilizzano “Ivi” e “Ibidem”:

- “Ivi” si utilizza per rimandare alla fonte citata nella nota precedente, ma a una pagina diversa. Dunque, la nota sarà “Ivi, p. 89”, e significherà che la citazione riportata nel testo è rintracciabile a pagina 89 del libro/articolo citato alla nota che precede;

- “Ibidem”, invece, si utilizza per indicare un citazione tratta dalla medesima fonte, alla medesima pagina, della nota precedente.


Altro strumento utile a snellire il corpo di note nel testo è la dicitura “cit.”, con la quale si indica un testo già citato in precedenza, al fine di non ripeterne l’intera citazione. In questo caso, dovranno essere menzionati l’autore, il titolo abbreviato (quindi senza eventuale sottotitolo), seguiti da “cit.” e, infine, la pagina o le pagine da cui la citazione è stata presa. In sostanza, si elidono luogo di pubblicazione, casa editrice e data e si sostituiscono con “cit.”. Facciamo un esempio:


K. Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia, cit., pp. 104-105.


Infine, per chiudere l’argomento, alcuni consigli pratici per citare nel testo in maniera corretta ed elegante:


- Inserisci le note tramite l’apposito strumento di Word: Microsoft Word (e le sue varianti open source come OpenOffice) hanno una sezione dedicata all’inserimento di note e alla gestione delle citazioni. Non numerare mai le note a mano: oltre a essere macchinoso, è inelegante e poco pratico. Word ti offre il tasto “Inserisci note a piè di pagina” proprio per semplificarti la vita: numererà automaticamente le note e le inserirà in automatico nel piè di pagina, dove peraltro potrai impostare carattere, dimensione, impaginazione etc. per le tue note;

- Inserire un buon numero di note, citando sempre le idee e il lavoro altrui, è fondamentale per un qualsiasi testo scientifico, tesi compresa. Ciò detto, la tua tesi non dev’essere tappezzata di note: trova un giusto equilibrio tra rispetto delle fonti e leggibilità del tuo testo;

- Studia sempre con attenzione i form messi online dalla tua Università: quasi sempre il tuo ateneo offre agli studenti le indicazioni editoriali utili a strutturare la tua tesi nel modo corretto, compreso il sistema di citazioni che l’istituto ha scelto per i propri studenti. Seguilo pedissequamente e non avrai problemi.


Buon lavoro!


 
 
 

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